La numero ONE

Una location da sogno per la numero uno al mondo. E’ così che si è presentata la Banca Americana. E anch’essa, si accoda  al refrain di altre Banche mondiali; al primo posto la Cina come  mercato del futuro negli investimenti finanziari. E per una Banca americana fà pensare e riflettere sulla politica  dello squilibrato che occupa la Casa Bianca. Questo approccio ai mercati emergenti, di cui la Cina è parte è senzaltro atipico. Sono già cinque anni che le azioni cosidette A, quelle quotate a Shangai e  Shenzen sono aperte agli investitori esteri. Ma torneremo sulla Cina.

Come tutte le Banche di investimento, la introduzione della giornata di studio dei propri servizi finanziari è riservata ad una disamina di quanto avvenuto nei primi mesi dell’anno sui mercati globali. Si riconosce che nessuno aveva previsto il rally che c’è poi stato. La situazione, infatti è segnata da tre temi che potevano e possono impattare duramente sui Risparmi dei Retail. Il comportamento delle Banche Centrali; le tenzioni commerciali (leggi dazi alla Cina); la Cina stessa. E’ avvenuto che la FED a Dicembre ha fatto due aumenti dei tassi di interesse, per poi assumere un atteggiamento più accomodante. E quindi, probabilmente, non ci saranno altri rialzi. Anche la curva dei rendimenti (il cosidetto differenziale) dei tassi a breve, quelli a un anno, danno questa indicazione. Per cui, in questo 2019 si può stare tranquilli; anche per le altre Banche Centrali in quanto è la FED che dà l’orientamento di politica  monetaria a livello mondiale. Sarà così anche in Europa con la nostra BCE.  Ma al tempo stesso, c’è tutta una nuova revisione al ribasso delle stime di crescita e di inflazione. Se guardiamo un pò indietro, a Dicembre si ipotizzava una crescita dell’ 1,70 %, ora se arriviamo all’ 1 % è tutto grasso che cola. E così l’ inflazione, con quale logica può arrivare al 2 % ?. C’è invece il pericolo del protezionismo. Trump è pronto ad applicare alle importazioni cinesi un dazio del 25 %, nonostante al G20 di fine 2018, fosse concordata una tregua. Ma sul piatto non ci sono solo le barriere doganali e tariffarie, ma anche la questione della proprietà tecnologica e l’ingresso delle società americane in Cina.

E veniamo alla Cina, che oggi dà il maggiore contributo alla crescita globale. Il congresso del Partito Comunista, che viene svolto ogni anno, per quest’anno ha indicato una crescita in un range dal 6 al 6,50 %. La Banca del Popolo ha ideato degli strumenti per aprire il credito (rispetto a prima che c’era un forte controllo) e stimoli fiscali e monetari per supportare gli investimenti. La Cina ancora non è un paese sviluppato. Alcune zone lo sono, ma non tutto il Paese rispetto la popolazione. Ecco lo sforzo di urbanizzazione per portare gli abitanti nelle grandi città. Le azioni di classe A, di cui abbiamo già accennato sono oltre 3.400 e poco più del 2 % sono in mano straniera. Con un volume di scambio medio giornaliero di 67 miliardi ( un terzo del PIL a livello mondiale), una liquidità superiore a quella americana che è di 54 miliardi di dollari. Per non parlare della capitalizzazione di certe società quotate, in particolare quelle di consumo (e sappiamo quanto siano importanti i consumi per lo sviluppo e il benessere di qualsiasi Paese). Prima fra tutte una emerita sconosciuta, la KWEICHOU MOUTAI, con i suoi  118 miliardi di capitalizzazione. Questa società produce una bevanda che in Cina  è uno status symbol, al costo di 200 dollari a bottiglia.  Si tratta di un liquido fatto fermentare  in fossi acquitrinosi e maleodoranti (processo che non si discosta molto dalla produzione di certi formaggi nostrali puzzolenti).

In merito al complesso dei Paesi Emergenti, la Banca, da molti anni, fà una analisi di lungo periodo, nel senso dove investire nei prossimi 10 – 15 anni. Non si possono ignorare 4 miliardi e mezzo di persone. Quindi è necessario avere più fiducia in questi Paesi e soprattutto allocare  con un margine temporale lungo. In tal modo negli ultimi 18 anni è stato possibile realizzare un ritorno annualizzato del 7 %. Non è quindi il TIME, il momento migliore di entrata in un mercato, ma il Tempo necessario a raggiungere l’obiettivo.

Nella parte conclusiva, il Responsabile Nazionale nel presentare le Sicav Top, fà un cenno ai Fondi a Cedola, tanto di moda e abusati da tanti Consulenti Finanziari chiarendo bene il concetto:  Tali Fondi possono avere solo una cedola variabile, quindi inferiore alla ipotizzata, altrimenti si verrebbe ad intaccare il Capitale.

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